Fin dal titolo, “Barbablù”, s’intuisce il proposito della talentuosa e raffinata autrice di rivisitare in chiave moderna l’inquietante fiaba di Charles Perrault.
Saturnine, affascinante ragazza belga, risponde a un’inserzione per un alloggio in affitto nei quartieri alti di Parigi. La cifra richiesta è estremamente irrisoria, considerando i lussi e le comodità che le vengono offerti assieme alla sistemazione: una stanza finemente arredata, un letto sontuoso, un bagno dotato di ogni comfort. L’esaltazione iniziale della giovane, nell’apprendere la notizia di essere la prescelta fra un numero non indifferente di pretendenti, cede ben presto il posto alla delusione: dietro l’esibita magnificenza si nasconde l’insidia di una trappola, oltretutto, sapientemente congegnata.
La camera affittata, infatti, si trova nel prestigioso appartamento del nobile spagnolo Elemirio Nibal y Milcar, uomo eccentrico, afflitto da agorafobia, che vive rinchiuso in casa, dilettandosi nella sua ricercata passione per la cucina e per il cucito. Saturnine si trova “costretta” a condividere le abitudini raffinate e la vita costellata di benessere e agiatezza dell’uomo. La squisitezza, con cui il nobile Elemirio, Grande di Spagna, intrattiene la nuova ospite − cucinando piatti prelibati e confezionando abiti su misura, in tinte appositamente create grazie al suo insolito estro cromatico − è pari all’amore e alla sollecitudine riservata alle precedenti otto coinquiline, misteriosamente sparite nel nulla. Sì, perché questo è, in definitiva, l’enigma da sbrogliare: dove sono finite le donne che hanno preceduto Saturnine nella bizzarra esperienza di coabitazione? E quale mistero è celato dietro l’unica porta che don Elemirio raccomanda alla giovane di non aprire, per nessun motivo al mondo? La matassa si dipanerà, lentamente, pagina dopo pagina, coinvolgendo il lettore nei dialoghi intensi e vivaci dei due protagonisti. Da un lato il cinismo spietato e irriverente dell’anticonformista Saturnine, dall’altro la spiazzante ingenuità di un amore offerto con eleganza e devozione dal distinto ospite.
Si rimane col fiato sospeso sino alla fine − del resto, questa è una caratteristica ricorrente nei romanzi della Nothomb − quando la profondità di un sentimento inaspettato scioglierà le riserve e il gelo che avvolgono la personalità caparbia di Saturnine e dissuggellerà, per sempre, il meccanismo che presiede, non solo al funzionamento della misteriosa porta ma a quello, ancor più complicato e macchinoso, dell’amore.
Concludo con una piacevole notizia per gli amanti del cinema francese e del carismatico attore Daniel Auteuil. L’affascinante interprete del film “La fille sur le ponte” (La ragazza sul ponte), sarà regista e protagonista della versione cinematografica di Barbablù. Sono curiosa di vederlo recitare non più nel ruolo di Gabor, lanciatore professionista di coltelli, ma in quello del nobile Elemirio.
Propongo un brindisi virtuale, prendendo in prestito una delle costosissime bottiglie di champagne, di cui Saturnine e la stessa Amélie vanno ghiotte.
In alto i calici!